COMUNICATO SULLA VENDEMMIA 2018

Trento, 28/08/2018

Dopo un’annata come la 2017, che verrà ricordata per le difficoltà che ha imposto in ogni fase delle stagioni, dalle gelate primaverili fino alle violente grandinate estive, il 2018 si presenta in modo certamente meno problematico.

Ma ormai non esistono stagioni dall’andamento lineare: ogni annata è ormai segnata da una variabilità climatica imprevedibile, che sollecita la vigna e le impone forti stress, che siano causati dalla siccità o da quantità eccessiva di piogge, da temperature anomale o da eventi calamitosi.

Parlare di “straordinarietà” ormai è fuori luogo: in agricoltura è necessario assumere la consapevolezza di un cambiamento climatico che ha stravolto regole e prassi, abitudini e convinzioni, imponendoci stagione dopo stagione una sempre maggiore capacità di adeguare le nostre valutazioni e i nostri strumenti di intervento.

In viticoltura, in particolare, è sempre più importante orientarsi alla qualità, abbandonando una volta per tutte modelli produttivi tesi alla maggior quantità possibile. Anche in una stagione come questa, infatti, è evidente che chi non ha voluto ridurre le rese, ha imposto alla vite tensioni che incidono negativamente sui fattori che condizionano la qualità delle uve.

Quest’anno – come l’anno precedente e com’è sempre più inevitabile – solo chi ha lavorato nel segno dell’equilibrio della pianta, trarrà dalle vigne la maggiore qualità e otterrà un vino davvero espressione del terroir: questo vale tanto più in un territorio di montagna come il nostro, che può ottenere riconoscibilità e credibilità solamente con una produzione enologica di eccellenza.

Anche quest’anno gli oltre 60 soci del nostro Consorzio si sono mossi e si muoveranno nel solco del nostro Manifesto, che prevede un impegno all’abolizione dei concimi chimici di sintesi e dei diserbanti, rese a ettaro di almeno il 20% inferiori rispetto ai valori di produzione delle DOP in vigore in provincia, inammissibilità del “supero di campagna”, divieto assoluto di acquisto di uve, mosti e vini provenienti da fuori regione.

Un “codice di comportamento”, in campagna e in cantina, che indirizza le nostre produzioni sulla strada della qualità, sostenibilità e territorialità, veri e propri architravi del nostro lavoro e della nostra filosofia produttiva.
Questi dovrebbero essere i valori da cui partire, in una sempre più necessaria revisione dei disciplinari delle denominazioni: con il coraggio di chi sa che “qualità” significa “produrre meno” e “territorialità” “produrre meglio e non ovunque”.

Lorenzo Cesconi
Presidente del Consorzio Vignaioli del Trentino