Quali sono i tuoi principi ispiratori?
Ciò che più ispira il nostro lavoro in azienda è l’indipendenza e la grande convinzione che con il Teroldego si possano fare grandi cose, anche fuori dalla logiche del mercato. Questo è un vino con un grande potenziale da esprimere e niente da invidiare. Vogliamo quindi valorizzare il territorio senza compromessi. Da molti anni ormai abbiamo scelto di coltivare in modo biologico, in primis per la tutela delle viti e dell’espressione territoriale.
Quali sono i tuoi obiettivi?
Crediamo nella forza del far gruppo con gli altri produttori. Sono convinto che debba esserci più comunicazione tra i produttori, perchè tutti insieme, con competenza e professionalità, si punti a far crescere il nostro Teroldego e i nostri vini. Un piccolo aneddoto: sono talmente convinto di questo che nella nostra sala di degustazione sono esposte al pubblico non solo le mie bottiglie, ma anche le bottiglie di tutti gli altri produttori di Teroldego della zona.
Come il tuo territorio/vallata influisce sui tuoi vini?
Il Campo Rotaliano è una piana alluvionale molto ricca, la cui sorte è storicamente legata al fiume Noce (Ulzbach). La pietra nel sottosuolo scalda la radice e crea un ambiente asciutto che dona equilibrio al vino. In particolare a Mezzocorona il clima è più soleggiato e caldo che in altre zone del Campo.
Quali sono i tuoi vini?
Il nostro vino principe è ovviamente il Teroldego, nella sua versione classica. Poi abbiamo il Vigilius, che è un Teroldego più moderno che fa un lungo affinamento in rovere e poi in bottiglia. Infine la versione Kretzer, rosato. Dal 2005 abbiamo avviato un progetto sperimentale in Val di Non, a 500 mt di altitudine dove troviamo suoli argillosi. Lì produciamo un Sauvignon classico, che ci sta dando grandi soddisfazioni, un blend di Pinot Bianco e Incrocio Manzoni e uno Spumante
Sei un vignaiolo perché…
Mi prendo cura del Nostro territorio.