Vignaioli, l’autonomia dà buoni frutti
“Trentino”, Carlo Bridi, 16/02/2017
A un anno dal «divorzio» col Consorzio Vini il presidente Cesconi traccia il primo bilancio: «Con noi c’è vera collegialità»
Vignaioli, l’autonomia dà buoni frutti
I “Vignaioli del Trentino”, oltre un anno fa hanno deciso di mettersi in proprio divorziando dal Consorzio Vini all’interno del quale su scelte non condivise non avevano un peso tale da poterle cambiare. È noto come la realtà dei vignaioli sia molto vivace e si contraddistingua per l’alta qualità dei propri vini ottenuti dai propri vigneti. Alla presidenza del Consorzio – nato dalla trasformazione dell’associazione attiva fin dagli anni ’80 – c’è Lorenzo Cesconi, che traccia un suo primo bilancio. Cesconi precisa subito che «non si tratta di divorzio», ma spera di momentanea separazione, tant’è che hanno già fissato un’assemblea dei soci per il 20 febbraio per decidere se accogliere la proposta di entrare nel nuovo cda del Consorzio Vini che dovrebbe venir eletto nell’assemblea del 24 febbraio. L’assemblea provvederà alla nomina del presidente carica vacante da oltre quattro mesi dopo le dimissioni di Alessandro Bertagnoli. D’altro canto, Cesconi, giudica il primo anno da soli «intenso e positivo, abbiamo aperto la nuova sede ad Aldeno, avviato il lavoro degli uffici, rinnovato il sito web, rafforzato le relazioni con molti attori sia pubblici che privati, organizzato eventi promozionali. Lo sforzo maggiore lo abbiamo dedicato a creare un servizio di consulenza per i soci, che da gennaio supporta anche la tenuta dei registri in forma dematerializzata. In questo modo abbiamo alleggerito di un po’ di burocrazia, i soci possono dedicarsi di più alla campagna e alla cantina. Anche i soci sono aumentati, e questa è la soddisfazione maggiore. Per la nuova sede ad Aldeno il bilancio è buono. La sede sta cominciando ad essere percepita come un centro culturale nel quale si promuove una viticoltura territoriale, artigianale e di qualità. Abbiamo organizzato numerose degustazioni assieme ai nostri soci, tutte di grande successo. Siamo soddisfatti anche dei risultati ottenuti dal punto vendita, e invitiamo chiunque a venire a trovarci dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19». Tornando alla separazione alla nostra obiezione se non valuti negativamente l’uscita dal Consorzio Vini vista la scarsa incidenza della produzione enologica del Trentino – meno del 2% di quella nazionale – particolarmente per la promozione, Cesconi precisa: «Sono il primo a cui piacerebbe poter partecipare in maniera collegiale alle decisioni strategiche sulla tutela, la valorizzazione e la promozione dei vini trentini, ma purtroppo al momento questo non ci è concesso». A questo punto cosa si dovrebbe fare, secondo i vignaioli? Cesconi «auspica urgentemente la nascita di un Consorzio di tutela paritetico ed interprofessionale, in cui anche i piccoli produttori possano dire la loro. Questa è la richiesta nostra ma anche dei Vignaioli di altri territori, lo chiede la Fivi a livello nazionale. Credo che un metodo di lavoro più collegiale, in cui tutti decidono, non possa che fare bene alla vitivinicoltura trentina». Noi, prosegue il presidente, «partiamo da una qualità media dei nostri vini alta e di conseguenza anche il prezzo è superiore a quello medio. Del resto dati recenti ci dicono che il vino italiano ha un prezzo medio molto basso, che nelle importazioni degli Usa è addirittura la metà di quello francese. Il consumatore è sempre più preparato e attento e questo per noi produttori di vini artigianali, biologici e di qualità è un bene». Cesconi annuncia anche che stanno lavorando ad un loro Manifesto, con il quale vogliono «tracciare dei punti fermi sul loro essere artigiani di territorio e sul loro modo di coltivare uva e fare vino». Speriamo possa essere uno stimolo al dibattito.